“Il Trillo del diavolo. Un caso per Titti Delucis”, F. Molteni ed E. Buttiero, Deferrari editore, 2013.
Un romanzo molto piacevole, da spiaggia e relax, scorrevole, dall’andamento “allegro”, il cui titolo anche se può far pensare a un horror alla Hitchoc, è solo un assaggio delle musiche che in qualche maniera lo ispirano visto che entrambi gli Autori sono musicisti. In questo libro c’è tutto, con la musica, l’amore, il sesso, la morte, il sociale, la cultura, o meglio le culture, quella sarda, quella milanese, quella torinese, la cucina e la tradizione ligure, tutto trattato ad un livello epidermico. Il lettore può così fluttuare sospeso tra diversi temi importanti con la leggerezza raccomandata da Calvino...
Un romanzo molto piacevole, da spiaggia e relax, scorrevole, dall’andamento “allegro”, il cui titolo anche se può far pensare a un horror alla Hitchoc, è solo un assaggio delle musiche che in qualche maniera lo ispirano visto che entrambi gli Autori sono musicisti. In questo libro c’è tutto, con la musica, l’amore, il sesso, la morte, il sociale, la cultura, o meglio le culture, quella sarda, quella milanese, quella torinese, la cucina e la tradizione ligure, tutto trattato ad un livello epidermico. Il lettore può così fluttuare sospeso tra diversi temi importanti con la leggerezza raccomandata da Calvino...
“Il trillo del diavolo” suona. Per incantare Titti Delucis e ogni nuova amante. Una melodia attraente e veloce che fa da sfondo ad uno dei tanti momenti erotici dei libro, che vogliono – come ha affermato Ferdinando Molteni, uno degli autori – rendere libera la sessualità della protagonista, amante, fidanzata, amica e anche la vera investigatrice e risolutrice del giallo.
Tanto è il sesso e la leggerezza di questo libro - e questo ci piace - che quasi ci si dimentica dell’indagine sulla morte del direttore del Chiabrera, il signor Sirotti, un tipo bizzarro quanto reale (da quello che si mormora davvero in città). Il cadavere con in mano un codice tutto da decifrare viene rinvenuto nel sottotetto del teatro più importante della città da Titti Delucis impiegata del teatro. Ma questa non è altro che l’occasione per parlare dei personaggi “quasi” reali, della Savona in cui è ambientato, con i suoi tratti attuali e i suoi ricordi, con la sua “aria compassata e accogliente” perché “la città ha mille occhi anche se per strada non c’è nessuno”.
Tutti i protagonisti, o quasi, rendono omaggio a qualche personaggio in carne ed ossa savonese e così la caccia all’assassino si intreccia alla caccia ai personaggi, oltre il direttore (ma è vero che veste sempre allo stesso modo, camicia chiara e pulloverino leggero blu?), la simpatica giornalista, il libraio esoterico, il colonnello dei carabinieri …. “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti (non) è puramente casuale”, ma il romanzo si gusta anche fuori confine.
@lindafinardi
Tanto è il sesso e la leggerezza di questo libro - e questo ci piace - che quasi ci si dimentica dell’indagine sulla morte del direttore del Chiabrera, il signor Sirotti, un tipo bizzarro quanto reale (da quello che si mormora davvero in città). Il cadavere con in mano un codice tutto da decifrare viene rinvenuto nel sottotetto del teatro più importante della città da Titti Delucis impiegata del teatro. Ma questa non è altro che l’occasione per parlare dei personaggi “quasi” reali, della Savona in cui è ambientato, con i suoi tratti attuali e i suoi ricordi, con la sua “aria compassata e accogliente” perché “la città ha mille occhi anche se per strada non c’è nessuno”.
Tutti i protagonisti, o quasi, rendono omaggio a qualche personaggio in carne ed ossa savonese e così la caccia all’assassino si intreccia alla caccia ai personaggi, oltre il direttore (ma è vero che veste sempre allo stesso modo, camicia chiara e pulloverino leggero blu?), la simpatica giornalista, il libraio esoterico, il colonnello dei carabinieri …. “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti (non) è puramente casuale”, ma il romanzo si gusta anche fuori confine.
@lindafinardi